domenica 15 settembre 2013
Il Papa: "Il perdono è l'unica via per uscire dalla spirale del male". Ma, come diceva mio nonno "Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia". Lo sforzo dev'essere comune.
Parole razionalmente ineccepibili quelle del Papa. La logica dell'occhio per occhio, cioè nel danneggiare in conseguenza di danni già patiti, non può che creare altri danni. E' solo con la forza della coscienza, con la forza della consapevolezza di ciò che in conseguenza di un danno patito si può evitare di creare altro danno, e fermare, così, "la spirale del male", come la chiama il pontefice, facendo una cosa positiva per tutti. Il problema sta nel fatto che nell'uomo non c'è solo ragione ma anche altro. Ed una coscienza imperfetta, a volte, richiede di controbattere l'offesa anche a scapito del malfattore o altri che nulla centrano. Pertanto è necessariamente uno sforzo collettivo, quello richiesto dal Papa, che in tempi di crisi, pare arduo a causa delle molte coscienze perturbate da problemi di ogni genere: la parte dell'agnello sacrificale non piace a nessuno. Come diceva mio nonno, "chi pecora si fa, il lupo se lo mangia" ed oltre certi limiti, penso che trasformarsi in lupo sia un dovere verso sé stessi. E qui, penso stia la fede: nella volontà di provarci comunque, nella speranza di farcela, nella speranza che le proprie forze, unite a quelle degli altri bastino, nel credere in sé e nel prossimo in tale prospettiva. Personalmente penso che le parole del Papa, siano sagge e meritevoli di essere seguite ma ad una condizione: che siano seguite nel rispetto, in primis, di sé, perché l'esperienza mi ha insegnato che il perdono a senso unico ed illimitato, non serve a granché.
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